Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/326

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pirrone. 305

Aristotele, viaggiava senza bere per l’arida Libia. Uno si dà alla medicina, un altro all’agricoltura, un altro a’ traffichi; e queste cose a chi nuocono ed a chi sono utili. Il perchè va sospeso l’assenso. — Terza, ciò che dalle differenze de’ meati dei sensi: poichè una mela si presenta pallida alla vista, al gusto dolce, all’olfatto odorosa. Una stessa figura, per diversità di specchi, si vede tutt’altra. Segue dunque che le cose apparenti non sono piuttosto le tali che le tali altre. — Quarta, quello che dalle disposizioni e in generale per le alternative, come salute, malattia, sonno, veglia, gioia, tristezza, gioventù, vecchiaja, coraggio, timore, bisogno, sazievolezza, odio, amicizia, riscaldamento, raffreddamento; secondo che esalano, secondo che sono compressi i pori. Diverse dunque appajono le cose che cadono sui sensi per rispetto alle qualità delle disposizioni; chè neppure i pazzi sono fuor di natura. E perchè il sarebbero essi piuttosto che noi? Noi stessi vediamo il sole come stante. E lo stoico Teone titoracense, dormendo, passeggiava nel sonno, e uno schiavo di Pericle sulla sommità del tetto. — Quinta, quello che dalla educazione e le leggi, e le mitiche credenze, e le artificiali convenzioni, e le opinioni dommatiche. In queste si contengono le cose circa il bello ed il brutto, circa il vero ed il falso, circa il buono e il cattivo, circa gli iddìi e il nascimento e la corruzione di tutto che appare. Però una cosa medesima secondo gli uni giusta, secondo gli altri ingiusta; e a questi buona, a quelli cattiva. Avvegnachè i Persiani non giudicano sconveniente aver commercio colla figlia, i Greci colpevole. I Messageti, come scrive Eudosso,