Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/327

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306 capo xi

nel primo Dei periodi, hanno comuni le donne, e i Greci no. I Cilicii amano i ladronecci, ma non i Greci. Anche circa gli iddii, altri altrimenti li stima; questi provvidenti, quegli no. Gli Egiziani seppelliscono imbalsamando, i Romani abbruciando, i Peoni gettando negli stagni. Il perchè intorno i veri sospensione di giudizio. — Sesta, quello che dalla mistione o comunanza, secondo la quale nulla di per sè distintamente appare, ma coll’aria, colla luce, col liquido, col solido, calore, freddo, molo, evaporazioni ed altre forze. Quindi la porpora mostra diverso colore al sole, alla luna e alla lucerna, ed anche il nostro colore altro appare sotto il mezzogiorno e altro sotto il tramonto. E il sasso, che si solleva nell’aria, più di leggieri si trasporta nell’acqua, sia che, essendo grave, venga dall’acqua sollevato, sia che, essendo leggiere, dall’aria si aggravi. Ignoriamo adunque il particolare, siccome l’esistenza dell’olio nell’unguento. — Settima, quel che dagli intervalli e da certe posizioni e dai luoghi e da ciò che è ne’ luoghi. Di tal modo le cose che stimiamo grandi appajono piccole, le quadrate rotonde, le piane con protuberanze, le diritte inclinate, le pallide di altro colore. E però il sole apparisce piccolo per la distanza, e i monti da lunge sono aerei e lisci, aspri da vicino. Diverso in oltre il sole che sorge, nè simile a mezzo il cielo. Ed uno stesso corpo altro in un bosco fitto, altro in un terreno nudo; e le effigie per qualche postura, e il collo della colomba secondo ch’e’ si volge. Poichè dunque non si possono concepire queste cose fuor dai luoghi e dalle posture, la loro natura ci è ignota. — Ottava, ciò che