Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/328

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pirrone. 307

dalla quantità o di calore o di freddo o di celerità o di tardezza o di pallore o di altra colorazione. Quindi il vino, preso moderatamente, rinforza, in maggior copia infiacchisce; parimente il cibo e simili. — Nona, quello che da continuità o istraordinarietà o radezza. Quindi non destano ammirazione nè i tremuoti ove di frequente accadono, nè il sole che ogni giorno si vede. — Favorino questa nona maniera dice ottava; decima Sesto ed Anesidemo; ma il medesimo Sesto ottava la decima, e nona Favorino. — Decima, quello che dai reciprochi paragoni, come il leggiero col grave, il forte col debole, il maggiore col minore, l’alto col basso. Il perchè il destro non è certo destro per natura, ma l’intendiamo quasi in relazione coll’altro; quindi traspostolo non sarà più destro. Similmente e padre e fratello come in rapporto ad alcun che, e il giorno col sole, e tutto colla mente. Ciò adunque è come sconosciuto per sè che ha relazione con qualche cosa. E questi sono i dieci modi.

X. Ma Agrippa ne aggiunse a questi altri cinque: quello ch’esce dalla discrepanza; quello che si produce in infinito; quello che ha relazione ad alcun che; quello che deriva da ipotesi e quello che per reciprocazioni. Quello pertanto che da discrepanza mostra che ogni quistione la quale si potesse proporre da’ filosofi o per consuetudine è in grande conflitto e piena di confusione; quello che procede in infinito non permette di accertare la quistione, poichè altro da altro trae la fede, e così all’infinito; quello che da alcun che, nulla dice che di per sè possa essere afferrato, ma con altro; quindi ignoto. Il modo che si stabilisce dalle supposizioni è