Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/333

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312 capo xi

cagione in quanto è corpo, anche l’altro, essendo corpo, diverrà cagione. Ora essendo cagione entrambo in comune, non vi sarà il paziente. Una cosa incorporea, per la stessa ragione, non potrà essere causa di una incorporea. Una cosa incorporea non è cagione di un corpo, poichè una cosa incorporea non produce un corpo. Un corpo, di cosa incorporea non potrebbe esser cagione, da che ciò che nasce deve essere di materia paziente; nulla poi v’ha di paziente per via di cosa incorporea, nè che possa esserlo per altro; non v’è dunque causa. Con che si raccoglie i principii d’ogni cosa non sussistere realmente, dovendo essere qualche cosa ciò che fa ed opera. — Ma neppure avvi molo; poichè ciò che si muove, o si muove nel luogo in cui è, o in quello in cui non è. Ora nel luogo in cui è non si muove, e neppur si muove in quello in cui non è; dunque non avvi moto. — Anche le discipline e’ tolgono di mezzo. Se, dicono, s’insegna qualche cosa, o s’insegna ciò ch’è in quanto è, o ciò che non è in quanto non è. Ma nè ciò ch’è s’insegna, perchè è — poichè la natura delle cose esistenti a tutti appare e si fa conoscere — nè ciò che non è, perchè non è, da che a ciò che non è nulla può accadere, neppur da essere insegnato. — Nè parimente, dicono, v’ha generazione; poichè non si fa ciò che è, perchè è, nè ciò che non è, perchè non sussiste; e non essendo quello che non sussiste, nè manco avviene che nasca. — Nè v’esser bene o male in natura; poichè se un bene o un male è da natura, per tutti deve essere un bene od un male, come a tutti fredda la neve. Ora un bene ed un male non sono comuni a tutti; dun-