que il bene ed il male non sono da natura. Imperciocchè, o s’ha da chiamar bene tutto che per alcuni si apprezza, o non tutto; ma tutto non può chiamarsi, poichè la stessa cosa taluno stima un bene, come la voluttà Epicuro, taluno un male, cioè Antistene; quindi accade che la stessa cosa sia un bene ed un male. Che se non tutto chiamassimo bene quello che da taluno si apprezza, e’ sarebbe mestieri distinguere le opinioni; la qual cosa è impossibile, attesa l’egual forza delle ragioni. Dunque sconosciuto il bene da natura. — Puossi del resto tutto intero il modo della costoro induzione considerare ne’ trattati che ci hanno lasciato. Da che non ne lasciò per verità lo stesso Pirrone, ma sì gli amici suoi Timone, Enesidemo, Numenio, Nausifane ed altri così fatti. Per contradire ai quali i Dommatici affermano che i Pirronisti concepiscono e dommatizzano; perchè ciò che credono confutare concepiscono; perchè in questo medesimo si raffermano e dommatizzano; e perchè quando dicono nulla definire e ad ogni ragione essere contrapposta una ragione, queste cose stesse e definiscono e spacciano quai dommi. A costoro rispondono: Intorno a quanto noi andiamo soggetti come uomini si concede; poichè e che sia giorno, e che viviamo, e tante altre cose patenti nella vita, noi riconosciamo. Ma sopra ciò che i Dommatici asseriscono col discorso, spacciandolo concepibile, sospendiamo il giudizio, siccome oscuro, e solo conosciamo quel che patiamo. Poichè noi confessiamo che vediamo, e noi sappiamo che questo intendiamo, ma come noi vediamo o come intendiamo ignoriamo; e che questo paja bianco noi diciamo a ma-