Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/335

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314 capo xi

niera di discorso, non affermando se ciò anche sia. In quanto alle parole Nulla definisco, o simili , noi le diciamo non come dommi. Poichè non sono simili al dire che il mondo è sferico; essendo questo oscuro, e quelle asserzioni. Nel dire adunque che nulla definiamo, neppur questo definiamo. Ripigliano i Dommatici, che costoro distruggono la vita, rigettando da essa tutto ciò che la costituisce. Ma costoro li accusano di menzogna, poich’e’ non tolgono il vedere, ma il come si conosca il vedere, e: Noi ammettiamo, aggiungono, ciò che appare, non che sia anche come appare; e sentiamo che il fuoco brucia, ma ci guardiamo dall’affermare se da natura abbia la facoltà di bruciare; e vediamo che qualche cosa si muove e che perisce, ma come ciò avvenga non sappiamo. Solo dunque, dicono, noi contrastiamo alle cose incerte che sussistono per concomitanza a ciò che appare. Poichè quando diciamo un’immagine avere rilievi, noi esponiamo ciò che appare; ma quando affermiamo ch’essa non ha rilievi, non già quello che appare, ma altro diciamo. Il perchè anche Timone scrive nel Pitone non essere usciti dalle consuetudini; e nelle Immagini si esprime così:

                — Da qualunque
     Parte derivi è sovra ognun possente
     Ciò che appar. —


E dice ne’ suoi trattati Dei sensi: Che questo sia dolce non istabilisco; che questo appaja confesso. Ed Enesidemo, nel primo Dei discorsi pirronici, nulla afferma