Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/361

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di due, o due di una sola, ed ancora che i corpi, cioè tutto quanto veramente è, non si distinguano gli uni dagli altri che per la loro forma matematica, e che e’ non abbiano altra proprietà che la figura. In conseguenza tutto ciò ch’è non differisce che quanto alla figura, quanto al rapporto della composizione e del posto degli elementi fra loro. — Serve di base alla sua dottrina anche la ragione ch’esso produce della divisibilità non infinita dello spazio. — Tiensi che gli atomisti ammettessero eziandio, oltre che l’uno non può diventar due, che, se tutto fosse divisibile, non vi sarebbe unità, per conseguenza non moltiplicità; per conseguenza che tutto sarebbe vuoto. — Ciò ch’è uno dunque è ciò ch’è indivisibile, e chiamasi atomo ec. — Gli atomi si suppongono infiniti, per la ragione che le figure dei corpi sono d’infinite sorti. Impercettibili, e’ non hanno che una sola fisica proprietà, il peso; perchè insegnavano ogni corpo indivisibile essere assolutamente pesante ec. — Ogni vero primitivo consiste perciò negli atomi elementari, e tutto che accade nel mondo non è se non un cangiamento di rapporto tra gli atomi. Il reciproco rapporto degli atomi cangia pel loro movimento. La nascita al pari che la morte di ogni cosa composta dipende dall’unione o dalla separazione degli atomi, e il mutamento delle cose non è che il risultato di un cangiamento della posizione relativa di questi medesimi atomi. Democrito dunque soppresse il patire e l’agire degli atomi fra loro, e non ammise che il patire e l’agire reciproco dei corpi composti. La tradizione non dice ben chiaro qual fosse per lui l’origine del molo in generale ec. Forse, senza nulla affermare di positivo, egli concepì il moto in generale come eterno, e ciascun moto in particolare come risultato di un molo esterno, da cui meccanicamente deriva. Questo sistema fa scomparire ogni vita interiore; non è in facoltà delle cose mutare i loro esterni