Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/362

Da Wikisource.

annotazioni 341

rapporti. Egli è perciò che gli atomisti derivavano pure il moto dalla necessità. E perchè questa necessità non differisce per nulla dal caso, si affermò che Democrito tutto attribuiva al caso. Noi dunque dobbiamo credere che Democrito non volesse, colla sua dottrina del moto, altro spiegare che i fenomeni particolari del mondo già bell’e formato. Ma nondimeno ei potè, conformandosi alla natura delle cose, non derivare dall’urto solo il movimento degli atomi. Poichè vi ha da essere una forza d’attrazione opposta alla forza di distrazione o di ripulsione. L’idea di questa seconda specie di forza pare aver servito di base a ciò che egli insegnava di un movimento circolare degli atomi; poichè verisimilmente e’ faceva unire gli atomi, per modo da comporne un tutto, col mezzo del moto circolare. Ciò che s’accorda del pari colla sua dottrina, che il simile s’associa al simile. — I corpi si compongono per la riunione degli atomi, e possono di nuovo risolversi nei loro elementi. Questi corpi possono essere riuniti e formare un più grande sistema di molti corpi. Sì fatti sistemi chiamava mondi. — Dedotta dalla possibilità di un infinito numero di figure la necessità di un numero infinito di atomi, Democrito pensa naturalmente che può, anzi che deve esservi un’infinità di mondi — altri simili fra loro, altri differenti; taluni senza sole, taluni con più; questi crescenti, questi al massimo di loro grandezza, questi eziandio in sul diminuire o perire in conseguenza di uno scontro con altri mondi. Pare solo ch’e’ considerasse come cosa, essenziale a ciascun mondo l’essere avviluppato di una specie di scorza o di pelle per modo da essere ritenuto in una unità, tutta esterna e meccanica senza dubbio. La vera unità non conviene che agli atomi. Democrito insegnava dunque la possibilità che un atomo formasse un mondo. Gli aggregati corporei che si formano nei mondi infiniti, ricevono anche forme composte differen-