Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/377

Da Wikisource.
354 epicuro.

costò alla filosofia per disprezzo dei grammatici, perchè non seppero spiegargli il caos di Esiodo. — Racconta Ermippo che fu maestro di scuola, e che in seguito abbattutosi ne’ libri di Democrito, tutto si gettò nella filosofia. Il perchè Timone ebbe a dire di lui:

     Dei fisici il peggior, l’ultimo, giunto
     Testè da Samo; maestro di scuola,
     Il più ignorante dei viventi.

Filosofarono seco, lui esortante, anche i suoi fratelli, che erano tre, Neocle, Cheredemo e Aristobulo, siccome scrive Filodemo l’epicureo, nel decimo del suo Ordinamento dei filosofi; e, al dire di Mironiano, ne’ Capitoli istorici simili, anche uno schiavo per nome Mus.

III. Diotimo lo stoico, che avea seco animosità, amaramente lo diffamò, pubblicando, come di Epicuro, cinquanta lettere oscene; e riunendovi, come di Epicuro, i cinquanta biglietti che si attribuiscono a Crisippo; e così fece anche lo stoico Posidonio, e Nicolao, e Sozione, nel decimo secondo Degli argomenti chiamati diocleici, che trattano della XXIV; e Dionisio l’alicarnasseo. Poichè raccontano essere egli andato colla madre in giro per le casipole a recitare purificazioni; e col padre suo ad insegnare, per una vil mercede, il leggere; ed uno de’ suoi fratelli aver fatto il ruffiano; ed egli aver vissuto colla cortigiana Leonzio; e le cose di Democrito, sugli atomi, e d’Aristippo, sulla voluttà, avere come proprie spacciate; e, secondo che affermano