Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/383

Da Wikisource.
360 epicuro.

nel Metroo, a condizione per altro che l’orto e le sue pertinenze sieno dati ad Ermarco di Agemarco mitileneo, e a coloro che filosofeggiano seco, e a’ successoci ch’Ermarco lasciasse in filosofia , onde esercitarvisi filosofando; e per sempre, come deposito, commetto alla fede di quelli che seguono la nostra filosofia, di conservare, secondo il loro potere, con Aminomaco e Timocrate, la scuola ch’è nell’orto, e, nelle forme più valide, faccio lo stesso co’ loro eredi, affinchè essi pure mantengano l’orto al par di coloro a’ quali i filosofi che da noi provennero fossero per trasmetterlo. — La casa ch’è in Melite, Aminomaco e Timocrate, la daranno da abitare ad Ermarco ed a’ filosofanti con lui, sin ch’e’viva. — Del frutto proveniente da ciò che da noi fu lasciato ad Aminomaco ed a Timocrate, per quanto potranno, col parere di Ermarco, spendano parte in celebrazioni di esequie al padre, alla madre ed ai fratelli; e per noi, affine che il consueto giorno natalizio si faccia ciascun anno il ventesimo di Gamelione, al pari dell’adunanza, che si tiene il venti di ogni mese da quelli che professano la nostra filosofia, stabilita in memoria nostra e di Metrodoro. — Celebrino insieme anche il giorno dei fratelli del mese Posideone, come si faceva da noi; e celebrino insieme eziandio quel di Polieno, del mese Metagitnione. — Abbiasi cura e da Aminomaco e da Timocrate del figlio di Metrodoro, Epicuro, e del figlio di Polieno, filosofando essi e vivendo insieme con Ermarco. — E parimente si prendano cura della figlia di Metrodoro, e giunta che sia