Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/393

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l’egualità della forza; non dalla dissimile la dissimile, come non alte a giudicare le cose medesime, nè l’una l’altra; poichè a tutte agguardiamo. E neppure dalla stessa ragione; poichè ogni ragione dipende dai sensi, e resistenza delle percezioni fa fede della realtà dei sensi; e in effetto sussiste il vedere e l’udire, come il sentir dolore. Il perchè delle cose non manifeste è mestieri raccogliere i segni dalle apparenti. Tutti i pensieri nascono dai sensi per accidente, per analogia, per rassomiglianza, per composizione, contribuendovi alcun che eziandio il ragionamento. Anche i fantasmi dei pazzi, e que’ che si formano dormendo, sono veri, perchè si muovono, e le cose che non esistono non si muovono.

XXI. L’anticipazione poi chiamano, come la percezione, sia opinione retta, sia pensiero, sia intelligenza insita universale, cioè memoria di una cosa che spesso ci è apparita al di fuori; verbigrazia: Così fatto è l’uomo. Da che, col dir uomo, subito, per anticipazione, preceduti dai sensi, ne concepiamo la forma. Quindi ogni cosa ci si manifesta dal nome che primamente le fu imposto; e quello che si cerca non sarebbe per noi ricerco se nol conoscessimo dianzi, come per esempio: Se quello che ci sta avanti da lunge sia cavallo o bue; poichè è d’uopo aver una volta conosciuto per anticipazione la figura del cavallo e del bue. Nè potremmo nomare alcuna cosa senza prima conoscere per anticipazione la di lei forma.

XXII. Sono duuque evidenti le anticipazioni, e l’opinabile dipende da qualche cosa prima evidente, cui