Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/398

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epicuro. 371

petuo e ai lievissimi e ai gravissimi.), e gli uni si tengono lontano separati fra loro, gli altri la stessa vibrazione hanno in sè, quando sono inclinati ad unirsi, oppure vengono coperti da que’ che sono portati ad avvilupparsi. Poichè la natura del vuoto, che ognuno di essi separa, ciò effettua, non essendo abile a dare alcuna stabilità; e la solidità che in essi esiste, col loro urtarsi insieme la vibrazione produce, sino a tanto che il ravviluppamento li ristabilisca dall’urtarsi insieme. Principio di essi non v’è, essendo cagioni e gli atomi ed il vuoto. (Dice più sotto che negli atomi altre qualità neppure vi sono, eccetto la figura e la grandezza e il peso dice poi, nel dodicesimo Degli elementi, che il colore si muta per la posizione degli atomi; e che ogni maniera di grandezza non è in essi; quindi non mai atomo fu veduto dal senso. E la voce stessa, in tutte queste cose ricordate, dà una sufficiente idea della cognizione degli enti della natura). — Anche i mondi sono infiniti, sia che a questo assomiglino, o no; poichè gli atomi essendo infiniti, come poco fa si è dimostrato, sono trasportati anche lontanissimo. E siccome questi atomi, dai quali o possa farsi un mondo o siasi fatto per essi, non sono consumati nè in un mondo, nè in finiti, nè in quanti sono simili, nè in quanti sono differenti da questo, così non avvi ostacolo contro l’infinità dei mondi. Anche le forine sono di figura simili ai solidi, per tenuità assai lontane dalle cose apparenti, non potendo sì fatte separazioni non nascere nell’ambiente, nè le attitudini dei concavi e dei tenui per oprarle, nè gli effluvj che couservano la sus-