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Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/399

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372 epicuro.

seguente posizione e andamento, quella stessa cioè che avevano ne’ solidi. Queste forme noi chiamiamo immagini ([testo greco]). In oltre il moto che, senza ostacoli, si fa pel vuoto, ogni concepibile lunghezza compie in un tempo incomprensibile: poichè dalla lentezza o celerità dell’urto o del non urlo trae somiglianza. Nondimeno il corpo portato al basso non perviene insieme in più luoghi in tempi comprensibili pel discorso: non potendosi pensare che anche questo venga insieme, in tempo sensibile, da qual siasi luogo dell’infinito; poichè da qualunque luogo avremo concepito il moto, e’ sarà sempre lontano; e sarà eguale all’urto, quand’anche si lasci non impedita la celerità del moto. Utile è poi di ritenere quest’elemento, sia perchè le immagini usano della più grande tenuità, cui nessuna delle cose apparenti smentisce, o perchè hanno anche una velocità insuperabile, avendo tutte un andamento proporzionato, così che la loro infinitezza nessuna cosa impedisca o poche, ma molte e infinite impediscano tosto alcun po’. In oltre teniamo che la formazione delle immagini venga in un col pensiero, poichè viene dalla superficie dei cprpi un continuo flusso, non manifesto a’ sensi pel reciproco riempimento che per molto tempo conserva nel solido la posizione e l’ordine degli atomi, sebbene talvolta confusi, e preste unioni si fanno nell’ambiente, perchè non è mestieri che avvenga in profondità il riempimento. Ma v’ha ancora altri modi generativi di così fatte nature; nulla ad essi testimoniando i sensi in contrario, s’uom consideri in qualche modo gli atti onde si portano a