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Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/405

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378 epicuro.

agli uni e agli altri opposto, si suppone infinito. Ed anche è giuocoforza che gli atomi abbiano un’eguale velocità quando sono trasportati pel vuoto senz’essere da nulla respinti: da che i pesanti non sono trasportati più velocemente dei piccoli e leggieri, quando niente ad essi facciasi incontro, nè i piccoli dei grandi, tutti avendo un adito eguale, quando non sieno da nulla essi pure impediti, nè quel di sopra nè il laterale dagli urti del moto, nè quel di sotto dai proprj pesi. Chè in quanto l’uno ritenga l’altro, intanto insieme col pensiero avrà il moto, finchè nulla resista, o dal di fuori o dal proprio peso, contro la forza urtante. Ma anche nelle riunioni non sarà l’uno trasportato più velocemente dell’altro, essendo eguale la velocità degli atomi, per essere gli atomi che si trovano negli aggregati, mossi verso un solo luogo e nel minor tempo continuato: se poi non sono spinti verso un luogo, ma sovente respinti, essi verranno mossi in tempi che il discorso può considerare, finchè la continuità del moto cada sotto i sensi. Quello che si congettura intorno all’invisibile, cioè che i tempi i quali il discorso considera avranno un durevole moto, non è vero in tali circostanze: poichè tutto ciò che si considera, o si riceve coll’applicazione della mente è vero. — Dopo ciò è da vedere intorno all’anima in relazione co’ sensi e colle passioni: perchè così avremo fermissima prova che l’anima è un corpo di parti sottili, disseminato per tutto l’assembramento, somigliantissimo a spirito, mescolalo a non so qual calore e simile in qualche luogo all’uno, in