Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/410

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epicuro. 383

tutti essere disciolti, questi più presto, quelli più tardi, ciò patendo gli uni per tale, gli altri per tale altra cagione. E manifesto adunque che corruttibili sono i mondi pel tramutarsi delle parti, e che la terra è trasportata sull’aria. Più, non doversi stimare che per necessità abbiano i mondi una sola configurazione, ma che anzi sieno essi differenti, altri simili a sfera, altri ad uovo, altri di altra forma; non però che abbiano ogni forma. Nè che gli animali sieno separati dall’infinito; poichè nessuno saprebbe dimostrare che in un mondo sì fatto fossero contenuti sì fatti semi, da cui sono formati gli animali e le piante e tutte l’altre cose che veggiamo, e che potessero in esso anch’essere nutriti. A uno stesso modo doversi credere anche riguardo la terra. Egli è poi da stimare molto e variamente essere la natura dalle cose stesse insegnata e costretta ma la riflessione più diligentemente spiegare e rinvenire da poi quello ch’essa offre, in alcune più presto, in alcune più tardi: ed in alcune pure secondo periodi e tempi maggiori di quelli che si hanno dall’infinito, in alcune secondo minori. Quindi anco i nomi non essere stati da principio imposti; ma le stesse nature degli uomini, secondo ciascun popolo che è commosso dalle proprie passioni e che riceve le proprie impressioni, emettere in modo particolare l’aria, spinta dalle singole passioni ed impressioni, onde un giorno fosse differenza di popoli anche per luoghi. Dopo poi in comune per ciascun popolo essersi imposti i proprj, perchè le significa-