Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/420

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epicuro. 393

l’ordine del periodo a quella maniera che sono, anche appo noi, alcune cose che accadono, nè in modo alcuno aggiugnere ad esse la natura divina, ma serbarla esente da ogni ministero in tutta la sua felicità; poichè, se ciò non sarà fatto, ogni discorso sulle cose celesti tornerà vano, siccome ad alcuni è già avvenuto, che applicati ad un modo non possibile, sono caduti nel falso, credendo ch’esse non si effettuassero che a un sol modo, ed escludendo tutti gli altri possibili, andarono a finire al non intelligibile, e le cose apparenti da prendersi per segni non poterono considerare. Le lunghezze delle notti e dei giorni variamente alternano e perchè i giri del sole si fanno rapidi, e viceversa lenti sulla terra, secondo che variano alternando le longitudini dei siti, e alcuni siti sono trascorsi più velocemente o più lentamente ancora, a quel modo che si osservano anche presso di noi alcune cose, conformemente alle quali dobbiam ragionare delle celesti. Coloro poi che s’appigliano ad una sola, e fanno contrasto a ciò che appare, e s’ingannano intorno a quello che può dall’uomo essere veduto. Le significazioni possono farsi e per accidente di tempi, come negli animali che vediamo presso di noi, e per altro, come nel cambiamento dell’aria: ambedue queste cose non ripugnano a ciò che si vede; ma a quali poi l’una o l’altra sia cagione, non possiamo intendere. — Le nubi possono formarsi e raccorsi e per condensamento di aria e per compressione di vento, e per lo implicarsi degli atomi vicendevolmente aderenti, e di quanto è opportuno ad effet-