Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/460

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annotazioni. 433

del riposo, del calore del corpo e della sensazione. Epicuro riferisce ciascuna di queste attività ad un diverso elemento della composizione dell’anima: il moto al soffio, il riposo all’aria, il calore del corpo al fuoco, e la sensazione ad una specie di atomi senza nome, che sono estremamente sottili ed agili. L’altre parti costitutive dell’anima sono egualmente distribuite per tutto il corpo; l’ultima parte solo sembra aver sede principale nel petto. Avvi in ciò un tentativo di spiegare l’unità dell’anima ragionevole; ma il corpo vivificato e l’anima vivificante si appartengono a vicenda, perchè quello non è animato che da questa; quando l’anima ha lasciato il corpo, non v’ha più in esso nè moto nè sensazione. Per altro l’anima ancora non ha senso e moto che nel corpo; ella è, per così dire, ricoperta dal corpo; ma quando il corpo è disciolto, ell’è egualmente dissipata. L’anima essendo un composto, può naturalmente essere decomposta; egli è ciò che accade di necessità per la dissoluzione del corpo, che la guarentisce contro l’influenza delle forze esteriori.“ — Ritter. — Quest’anima di Epicuro sembra trovarsi già nel Sankhia di Kapila, ed è, come la definisce Colebrooke, una specie di compromesso tra un’anima materiale ed un’anima immateriale. È il non so che di qualche naturalista moderno. Ma non è forse in Epicuro che un elemento materiale, come gli spiriti animali e il fluido nerveo dei filosofi de’ nostri giorni.

XXV. Occupazione ordinaria ec. — [testo greco], qui non significa, secondo il Kühnio, disciplinarum liberalium orbis, nè pe’ loro cultori scrisse quest’epitome Epicuro, nemico aperto dell’arti liberali; ma vulgaria vitae humanae officia. Questo passo fu male interpretato eziandio dal Gassendi.

La grandezza del sole e delle stelle ec. — „Epicuro intende ridurre le forze della natura a fenomeni insignificanti. La grandezza del sole, dice egli, e quella delle altre