Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/463

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persuaso dell’esistenza dei suoi; molti che per solo timore di un’accusa d’empietà gli avesse ammessi; ma il Ritter giustamente osserva, che a’ tempi di Epicuro il popolo istesso negava e pubblicamente insultava gli dei, e che poi il filosofo negava quelli del popolo. Qualche traccia di argomenti in favore almeno della possibilità dei numi traspare dalla sua dottrina della conoscenza, e Tennemann riconosce in lui un deista inconseguente. Gli dei come enti eterni e sovranamente felici, secondo Epicuro, sono degni dei nostri omaggi, quantunque vivano in un riposo ed in una indifferenza che forma la loro felicità, senza per nulla darsi pensiero del mondo. L’uomo pio è quello che onora gli dei dal fondo del suo cuore, per la loro perfezione infinita, senza speranze di ricompensa. Questo culto è un dovere, e somiglia al rispetto ed all’amore che portiamo ai genitori. Nuova e sorprendente contraddizione, dice Degerando, sfuggita agli storici; specie di quietismo simile a quello che concepì l’anima tenera e pia di Fènèlon, il culto dell’amore disinteressato, unito ad un sistema che pe’ suoi risultali si confonde quasi coll’ateismo!

Ê evidente la cognizione di essi (i numi). — Nel p. 139 dice che gli dei sono visibili al raziocinio. — „L’idea degli dei, sparsa dovunque, doveva essere per Epicuro una rappresentazione derivata da sensazioni precedenti. Quindi egli crede che le idee degli dei risultino da visioni divine, sia nella veglia, sia nel sonno, e vi debbano corrispondere immagini corporee tanto fine da non poter essere sentite dai sensi esterni, ma solamente dall’anima. — Donde avviene sovente che uno spirito forte, che nega l’esistenza di dio, crede ancora all’esistenza degli spiriti.“ — Ritter.

Non essere un male il non vivere. — „Si rimprovera Epicuro di non avere ammesso alcuno scopo positivo alla vita, e di non conoscere altre tendenze del saggio, fuor l’insensibilità. Di ciò lo assolve l’intenzione espressa nella sua