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13. — Le parabole evangeliche furono redatte artificiosamente dagli stessi Evangelisti e dai cristiani della seconda e terza generazione, i quali così spiegarono la ragione del poco frutto della predicazione di Cristo presso gli ebrei.
14. — In parecchie narrazioni gli evangelisti riferirono non tanto quello che era vero, quanto quello che, sebbene falso, stimavano più proficuo ai lettori.
15. — Gli Evangeli furono accresciuti di continue addizioni e correzioni fino alla difinitiva costituzione del canone, perciò nei medesimi della dottrina di Cristo non rimase altro se non tenue ed incerta traccia.
16. — Le narrazioni di Giovanni non sono storia propriamente, ma una mistica contemplazione del Vangelo; i discorsi contenuti nel suo Vangelo sono meditazioni teologiche intorno al mistero della salute, prive di verità storica.
17. — Il quarto Vangelo esagerò i miracoli non solamente perchè apparissero più straordinarii, ma perchè fossero piú adatti a significare l’opera e la gloria del Verbo incarnato.
18. — Giovanni rivendica bensì per sè la qualità di testimone di Cristo; in verità non è se non un testimone esimio della vita cristiana nella Chiesa allo scorcio del primo secolo.
19. — Gli esegeti eterodossi espressero più fedelmente il vero senso delle Scritture che gli esegeti cattolici.
20. — La rivelazione non potrebbe essere altro che la coscienza della sua relazione a Dio acquistata dall’uomo.
21. — La rivelazione costituente l’oggetto della Fede cattolica non fu terminata con gli apostoli.
22. — I dogmi che la Chiesa propone come rivelati non sono verità cadute dal Cielo, ma sono interpretazioni di fatti religiosi che la umana mente si acquistò con laborioso conato.
23. — Può esistere in realtà un’opposizione tra i fatti raccontati nella santa scrittura e i dogmi della Chiesa fondati sopra di essi, sicchè il critico può rigettare come falsi alcuni fatti che la Chiesa crede certissimi.
24. — Non è da riprovarsi l’esegeta che costruisce delle premesse dalle quali segue chei dogmi sono storicamente falsi o dubbii, purchè non neghi direttamente i dogmi stessi.
25. — L’assentimento della fede poggia in ultima analisi su una congerie di probabilità.