Pagina:Landi - Vita di Esopo, 1805.djvu/102

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sì saputo, e così grande, la cui alta, e maravigilisa dottrina assai più vale, che tutti i Regni del Mondo. Nectenabò dapoi non potendo altro fare, se non osservar la fede, e mantenere la parola sua, fece contare li seicento mila scudi ad Esopo; e licenziatolo, al ite Liceto rimandollo.


C A P I T O L O   LXV.

GIunto, che fu Esopo in Babilonia, egli d’ogni cosa il Re molto particolarmente ragguagliò, ed i seicento mila scudi numerogli, di che Liceto tutto giojoso, e contento cordialmente ringraziò Esopo, al cui onore per rimunerazione del buono, e fedel servigio, feceli porre in pubblico una statua d’Oro, e volle anco tutto il tributo a lui portato donargli, ma ciò, non volle accettare Esopo, dicendo non essergli necessaria tanta somma di denari; essendo ch’egli solamente contentavasi della buona grazia sua. Non passò molto tempo dopo, che ad Esopo venne pensiero, e desiderio grande di navigar la Grecia; laonde con buona sodisfazione di Liceto (avendogli; però promesso di ritornare, e con esso lui il resto della sua vita finire) partì da Babilonia, ed avendo già navigato in molte parti della Grecia, in ogni luogo dove egli venne a capitare, fu onoratissimamente ricevuto ed accarezzato, ed era lodatissima, ed ammirata da tutti gli uomini la prudenza, e dottrina sua. Pervenne finalmente in Delfo Città molto ricca, e per il seggio di Apollo famosissima. Quivi mentre, che disputava, e ragionava, la maravigliosa sua sapienza mostrando; gli fu da ogn’uno prestati gli orecchi volentieri, ma cortesia, ed onore pochissimo gli fu fatto. Per la qual cosa volendosi indi partire, disse Delfici, li quali dimandato