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Pagina:Landi - Vita di Esopo, 1805.djvu/108

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gliono gli affamati Lupi strascinare dalle mandre gli innocenti agnelli. Essi dunque pieni d’ira e di crudeltà lo traevano a precipitare da un altissimo, e spaventevole precipizio, e mentre là lui conducevano, diceva.


C A P I T O L O   LXIX.

ATtendete di grazia, o Delfici, ciò che ora vi voglio dire: Cacciando un giorno l’Aquila un Lepre, ed egli quanto più poteva fuggendosi, venne ad una fangosa buca di un Scarafaggio, e quivi il Lepre non potendo più oltre fuggire, supplicava lo Scarafaggio, che del rapace artiglio del uccello salvarlo gli piacesse. Egli veduta la grave, e pericolosa persecuzione dell’Aquila affettuosamente pregolla, per la vita, e deità di Giove suo Padrone, che volesse aver rispetto a lui nè avanti la porta dell’abitazion sua volesse offendere il timoroso Lepre, la cui offesa sarebbe comune. Nè perchè egli fosse picciolo sprezzasse, e poco di lui conto tenesse, perciocchè quale egli si fosse potrebbegli piacere, ed anco dispiacere arrecare. L’Aquila superba, sentendo l’altiero pregare dello Scarafaggio, accesa da orgogliosa ira, prese il Lepre con le uncinate unghie; e poscia con l’ala volle quell’animaletto percuotere; Egli fra le penne dall’ala nascondendosi, portata fu dall’Aquila volante nel nido, dove ella l’ova aveva, ed ivi mentre che l’Aquila della preda saziava la ingorda fame, s’ascose lo Scarafaggio il quale poscia l’Aquila partita, entrò nel nido; e tanto rotolò le ova, che le fece cadere, e rompere. Ritornando l’Aquila, e trovate l’ova sue cadute; e rotte, pensò di mutar stanza; ed in luogo più alto, e più aspro nidificare, nel qual luogo non furono anco le altre ova sicure, perchè