Pagina:Landi - Vita di Esopo, 1805.djvu/12

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8 VITA


C A P I T O L O IV.


MA come avvenire suole, che del mal fare lungamente non si gioisce, ritornato, che fu il Padrone dal bagno, addimandò, che se li recassero i fichi. Allora Agatopo, disse, Padrone io vi dirò pure il vero, e mi rincresce di dirvelo: Esopo, se gli ha tutti trangugiati. Quivi soggiunse il compagno: Padrone ve l’ho trovato io appunto sul fatto, e non puote negarlo: Io quanto potei, e seppi lo ripresi: ma le mie riprensioni nulla valsero. Ciò intendendo il Padrone tutto si accese d’ira, e fattolo a se chiamare, disse O arrogante, e scelerato, sì poca stima hai fatto di me; e tanto ardire avesti, che tu abbi quei bei fichi divorati, quali con tanto desio pensava di godermeli; vè lo ceffo, è bocchino da fichi. Se tu gli avrai mangiati, farotteli anco col tuo mal prò smaltire. Stavasi Esopo della novella attonito, nulla sapendo di ciò, che egli era ripreso, nè poteva per l’impedita lingua rispondergli, ed il delitto negare: Gli accusatori non potevano delle parole del Padrone, e della beffa per loro fatteli, contenere le risa, pur quanto potevano meglio il lor effetto dissimulando, incitavano il Signore a castigarlo, a cui piedi stando Esopo ignudo per esser battuto, pregò il Signore, più con gesti, che con parole, volesse delle battiture soprasedere alquanto, perciocchè ben tosto fargli e conoscere la innocenza sua, e con gli occchi veder colui, che i fichi mangiato avesse. Fermossi il signore, ed Esopo, alla cucina corse; donde avendo un vaso d’acqua tepida tolto, là dove era il Padrone portol-