Pagina:Landi - Vita di Esopo, 1805.djvu/244

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D I   E S O P O

tò, come il Cigno, il suo crudel caso, sperando di commovere i Naviganti a pietà ma vedendoli duri, si gittò da se in Mare. I Naviganti andarono per il lor viaggio: Un Delfino sopra se lo prese, e lo portò sicuro in Laconica, ed esso poi andò a Corinto, è narrò al Re come la cosa sua era successa, e come era stato portato da un Delfino, ed il Re questa cosa non credette. Indi a poco tempo venendo, i Naviganti in Corinto furono dimandati se avevano inteso cosa alcuna di Arione. Essi risposero, che stava in Italia, ed era molto apprezzato. In questo apparve Arione con que’ medesimi vestimenti, e con la lira, come era quando si gittò in Mare. I Naviganti stupefatti non poterono negare il fatto, e furono castigati secondo il loro delitto.

Sentenza della favola.

Alle volte regna maggior clemenza negli animi bruti, che negli uomini, che non hanno altro di buono, che il nome.


Di un Sorcio nato in una cesta. 239.


N

acque un Sorcio in una cesta, e mai non mangiò altro, che noci. Avvenne, che uscì a caso dalla cesta, e trovando altre cose da mangiare, disse: Io sono stato molto pazzo, che pensava che in tutto il Mondo non si trovasse un’altra stanza, come la mia cesta.

Sentenza della favola.

Non così ha da amarsi la padria, se ingnobile sei; che in altri luoghi non andiamo, potendo altrove esser beati.


Di un Villano, che voleva, che nascesse il grano senza spiche. 240.


A

veva impetrato un Villano dalla Dea Ce-