Pagina:Landi - Vita di Esopo, 1805.djvu/9

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DI ESOPO 5

schiavo, non potè la generosità dell’animo suo in parte alcuno guastarsi; che benchè il corpo a varj, vili, e mecanici esercizj, ed in varj luoghi applicasse, non però potè mai l’intelletto, nè la volontà della sua libera legge rimuovere, nè dall’ingenua, e nobile natura levarlo. Ma quanto egli fu di leggiadra, e bella mente, tanto fu egli di corpo sopra ogn’altro mortale, difforme, e sgarbato. Egli ebbe il capo lungo in guisa di Zucca, distinto quasi a fette come un Mellone, il naso largo, e schiacciato; il collo corto, e torto, e le labra molto grosse, rovesciate, e pendenti. Fu di color negro, onde egli fu chiamato Esopo, che tanto vale, quanto Etiopo, o negro. Aveva gran ventre, le gambe corte, e contrafatte di così fatta maniera, che dove altri sogliono lo stinco avere, egli le polpe teneva. Era mostruosamente gobbo, e di statura piccolo: onde egli fu tanto sproporzionato, e mal disposto della persona, che più brutta, e mostruosa non si sarebbe potuto vedere: in tanto, che qualunque inetto, e mal fatto uomo a paragone di lei sarebbe stato bellissimo, e graziosissimo giudicato, e quello, che più disgraziato il faceva, era con l’esser egli scilinguato, e tanto tardo a poter sciogliere la lingua, e così difficile ad esprimere una parola, con tanta sciocchezza, ed oscurità di voce, che da lui ad un mutulo affatto, era molta poca la differenza.


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