Pagina:Lando - Paradossi, (1544).djvu/121

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DE PARADOSSI 57

liare et percuotere, ivi anchora havere sempre la virtu maggior travaglio. Vego io avenire a gli huomini, come avenire suole, alle cose aromattiche, le quali, quanto piu son peste et battute, tanto piu soave odore di se porgono, E chi è che non vega è travagliati et percossi dare inditio aperto della grandezza dell'animo, della fortezza, et della costanza? Confessiamo adunque che mala cosa non sia l'ssere ferito, ma guardian ci (se volemo essere tenuti savi) da quelle ferite che per noi stessi ci facciamo, et da que colpi che noi, con le nostre malvagie operationi causiamo, quelle sono veramente le piaghe, alle quali, non vale empiastro, ne giova molto liquore.

NON È COSA BIASMEVO//

le ne odiosa l'esser bastardo.

PARADOSSO. XVIII.


E nascono i bastardi d'amor piu ardente, da volunta più conforme, da maggior unione de spiriti et spesse volte sieno è lor parti con ingegnosi stratagemi, et amorosi inganni conceputi, (cosa che de legittimi rade volte aviene) perchè diremo noi essere da spregiare i bastardi? perchè gli giudicaremo indegni dell'heredita paterne? perchè gli privaremo noi


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