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DE PARADOSSI. 15

nutio, Serapione, Honofrio, Aniano, et altri infiniti, senza colori retorici, non sapendo le discipline matemattiche, privi de concetti metafisicali, sfplendere in ogni luogo di santita, fiorire d'innocentia, et di tanta virtu rilucere, che puote alcun di loro trapportare da luogo a luogo un monte d'ismisurata altezza. Io per me, non vego certo, a che sieno buone le lettere da sciocchi tanto istimate, per il governo de stati non credo sieno giovevoli, percioche vego molte nationi senza notitia di leggi imperiali ò di peripatetica filosofia, di tal maniera governarsi, che all'altre rimangono di gran longa superiori, anzi vego i litterati goffi, inetti, et come cavati gli hai da libri, esser, come il pesce tratto dall'acqua, alla militia parimenti non crederò che servino, havendone veduto a giorni miei piu d'un paio, li quali, per vigor de suoi libracci, vollero formar battaglie, indirizzar squadre, ordinare eserciti, et con gran biasimo sempre riuscirno. Et in vero, se nelle cose militari, nuovi accidenti acascano che scritti non si trovano), et nuovi stratagemmi s'usano, che da dotti registrati non furono come le diremo noi alla militia utili? certo che bastar doverebbe il buon giuditio congiunto con qualche isperienza, senza volger sozzopra i scrittori dell'arte militare, et che lettere hebbe mai Sforza da Cotignuola ò Braccio da montone? che litteratura hebbero Francesco Sforza, il Carmignuola,