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pato del re, si è principato del padre ’, e lo

principato dei irrandi uomini, ovvero dei buoni, si è principato dei fratelli; perciocché li fratelli non sono divisi insieme se non per l’ etqde. A ciascuno di questi modi di vivere, cioè di signoria e di suggezione, sì conviene amore e giustizia ^ secondo la misura della sua bonità, e delli buoni ^; perciocché il signore, quand’egli è buono si sforza di fare * bene alli suoi sudditi, ed è studioso di procurare lo suo buono stato, sì come il pastore è studioso delle sue gregge ’". E ha differenza tra la signoria del re e quella del padre in questo, che ’1 re è signore di più genti che non è il padre; il padre é cagione d’ingenerare li suoi figliuoli, e di nutrirli, e di ammaestrarli ^ Dunque il padre è signore de’ suoi

1) e perciò si dice che il principato del re si è principalo del padre, manca al t. È nel ms. Vis.

2) Le stampe, ed il ms. Vis. guastano: e ciascheduno di questi due modi di vivere, cioè di signoria e di sv.ggezione, si ha la giustizia. Il r: et à chascune de ces manières de seignone, et de suhjection, convient amor et justice. Ommesso due: mutato e ciascuno, in a ciascuno: aggiunto, si conviene amore e giustizia.

3) e delli buoni, manca al t. È nel ms. Vis.

4) Agg’iunto si sforza, coi mss. del Sorio, e Vis., e col t: s’esterce de hien faire.

5) Comriie li pastors à ses lestes.

6) Il t: et d’eus aprendre. Corretto castigarli, in ammaestrarli, anche coi mss. del Sorio, e Vis.