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PREFAZIONE IX

vano allora a Todi e rappresentavano le raccolte più ampie e più diligenti che si conoscessero.            È evidente che quei doi exemplari non possono identificarsi coi due codici jacoponici che si conservano tuttora nella Comunale di Todi; poiché il Tudertino 194, giudicato erroneamente del xiii secolo dal Gregorovius, non può ascriversi se non al xv; e l’altro, il 195, è la raccolta compilata da Luca Alberto Petti, protonotario apostolico1.            Si noti ancora che i tudertini adoperati per l’edizione principe son detti assai antichi, quasi in confronto degli altri pure antichi, fra i quali è un codice perugino datato dal 1336; e sarà lecito supporre ch’essi fossero anteriori a tutti e forse della fine del xiii secolo.            Ma la copia studiosamente cavata da quegli esemplari servì di fondamento all’edizione principe; nella quale dunque dovremo riconoscere una raccolta resultante direttamente da manoscritti anteriori a tutti quelli che noi oggi possediamo e della stessa città o regione ove sbocciarono i sacri ritmi del Poeta francescano.

Quanto al numero delle laudi, i codici tudertini ne contenevano meno di cento2, il perugino novanta; l’editore ne pubblicò cento e due, accogliendone da altri manoscritti; ma l’imitazione jacoponica doveva esser già così ricca alla fine del xv secolo, che il Bonaccorsi sentì il dovere di mettere in guardia il lettore a riguardo del loro numero e della loro autenticità: ‘Non si dice però per questo che lui non facesse maggior numero de laude, né anco si afferma che tutte queste siano facte da lui, per non se hauere di ciò altro di


  1. L. Leônij, Inventario dei codici della Comunale di Todi, Todi, Foglietti, 1878, pp. 66 e 67.
  2. Cf. il Proemio, p. 4.