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LIBRO DECIMOTTAVO 189

bile aspetto del capo di Medusa: e spesse volte gli ripetevano,[An. dell’E.V. 359] che costui rimandato dopo la morte di Silvano a difendere i paesi orientali, come se fosse inopia d’uomini migliori di lui, aspirava a più sublime fortuna. E con questa turpissima adulazione parecchj cercavano di guadagnarsi il favore d’Eusebio allora primo ciambellano, appo il quale (se vogliam dire la verità) Costanzo ebbe grande potere1, Costui per doppia ragione acremente insidiava alla salute del predetto maestro della cavalleria: prima perchè egli solo non aveva, come tutti gli altri, bisogno della sua protezione; poi perché non avea mai voluto cedere a lui una casa che possedeva in Antiochia, sebbene gliela avesse con ogni istanza richiesta. Laonde a guisa di un serpente a cui soverchj il veleno, e che eserciti a nuocere i suoi figliuoletti ancor mal capaci di strascinarsi pel suolo, egli mandava fuori i più esperti fra’ ciambellani da lui dipendenti, affinchè ne’ più segreti uficii della vita, con quella loro vocina sempre puerile e gracile assediando le troppo credule orecchie del Principe, abbattessero con gravi accuse la reputazione di quell’uom valoroso: ed essi in breve eseguirono quanto eransi a loro imposto. Nello sdegno a che muovonmi queste e le simili cose mi piace lodare il vecchio Domiziano, il quale benché per esser dissimile dal padre e dal fratello, abbia coperta d’inespiabile detestazione la memoria del proprio nome, pure si fece glorioso per una legge a tutti carissima colla quale sotto gravi minacce avea proibito a chicchessia il mutilare un fanciullo dentro i confini della romana giurisdizione: chè se questo non fosse

  1. Con questa ironia Ammiano riprende il troppo favore conceduto da Costanzo ad Eusebio.