Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/122

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114 novelle indiane di visnusarma

E poi:


Se per i buoi,
Per i brahmini,
Per la sua donna,
Pei tolti beni,


Forte pugnando
Alcun morrà,
Avrassi in premio
L’eternità. —


Così adunque avendo divisato, entrato di notte nella cella, intanto che io aveva già fatto un gran buco nel sacchetto del monaco addormentato, ecco che quel penitente ipocrita si destò. Colpito da lui nella testa con un colpo di quel pezzo di canna, io a gran stento, perchè non era ancor destino che morissi, non caddi morto. Ora, è stato detto:


Ciò che toccar dovea,
Incoglie all’uom quaggiù;
Agli Dei d’impedirlo
Possibile non fu.


Io però non mi dolgo,
Non ho stupor di ciò.
Quello che tocca a noi,
A un altro non toccò. —


Il corvo e la testuggine domandarono: Come ciò? — Hiraniaca, allora, incominciò a raccontare:

Racconto. — C’era una volta in una citta un mercante di nome Sagaradatta. Il figlio di lui, un giorno, si prese un libro, comprandolo per cento rupie, sul quale era scritto:


Ciò che toccar dovea,
Incoglie all’uom quaggiù;
Agli Dei d’impedirlo
Possibile non fu.


Io però non mi dolgo,
Non ho stupor di ciò.
Quello che tocca a noi,
A un altro non toccò.


Sagaradatta, come l’ebbe veduto, domandò al figlio: Figlio mio, a qual prezzo hai tu comprato questo volume? - E l’altro disse: Per cento rupie babbo. — Ciò udendo, Sagaradatta disse: Tu sciocco che per cento rupie compri un volume su cui non stanno scritti che alcuni pochi versi! Con questa sapienza tua come potrai far denari? Intanto, da oggi in poi, tu non devi più stare in casa mia. — Così, con rabbuffi e rimproveri, scacciò di casa. Il giovane, disperato, andato in un paese lontano, capitato ad una città, là si pose ad abitare. Dopo alcuni giorn, da uno di quei cittadini fu così domandato: Donde sei tu venuto? E che nome hai tu. — Egli allora rispose: Ciò che toccar dovea, incoglie all’uom quaggiù. Interrogato da un altro, rispose allo stesso modo; anzi, a tutti quelli che così lo domandavano, rendeva la medesima risposta onde avvenne che in quella città il suo proprio nome era pur questo: Cio-che-toccar-dovea. Intanto, la figliuola di un re, di nome Ciandravati, giovane e leggiadra di aspetto, accompagnata da una sua ancella, venne a vedere la citta in giorno di gran festa, quando, per voler del destino, le capitò sotto gli occhi un giovane principe di molto leggiadro aspetto e avvenente. Ferita a quella vista dalle saette fiorite del dio dell’amore, disse all istante alla propria ancella: O cara, i giorni della gioventù se ne vanno inutilmente e mio padre non mi fa sposa di alcuno! Tu intanto devi tare in modo che