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10 | novelle indiane di visnusarma |
l’avanzarsi, il tenersi tranquillo, l’alleanza, la mala fede. — Carataca disse: Ma come sai tu che nostro signore è preso da paura? — E l’altro disse: Ben si può riconoscere! E che? Intanto, è stato detto:
Io adunque, tornando presso quello spaventato, come avrò scacciato la sua paura e l’avrò fatto mio col potere della mia sapienza, avrò toccata la via per diventar ministro. — Carataca disse: Tu non sai le regole dello stare in corte; come dunque tu potrai farlo tuo? — E l’altro disse: Come mai io non so le regole dello stare in corte? Anzi, tutta quella dottrina morale che da me si è udita, quando mi trastullava sulle ginocchia di mio padre, da certi sapienti che presso di lui si radunavano e me l’andavano insegnando, s’è tutta impressa nel cuor mio come la quintessenza delle regole dello stare in corte. Intanto, s’ascolti questo:
Tre quelli son che sfruttano la terra
Aureo-fiorente,
L’uom di valore, il dotto, e chi alla corte
È servïente.
Volto il servire al ben del suo signore
Veracemente intendere si dè;
Per questa porta sola, e non per altra,
Il sapïente accostisi ad un re.
Non serva il saggio a chi non ne conosce
Le virtù egregie, ch’ei non ne avrà frutto
Come da steril campo, anche se arato.
Fuggir si dee come d’arca3 un arbusto,
Sebben sempre di fior, di frutti onusto.