Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/191

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libro quarto 183

nazioni dell’animo tuo. Ora però vieni a casa nostra secondo il costume degli ospiti. Tua cognata con molto desiderio ti sta ad aspettare. — Ma il scimio rispose: Oh! scellerato, vattene sùbito via di qua! Certo io non verrò con te. Perchè è stato detto:


Qual rea cosa non fa l’uom ch’è affamato?
Pietà non sente l’uom ch’è rovinato.

A Priadarsana, amica, tu dirai:
«Gangadatta da te non verrà mai». —


Il delfino disse: Come ciò? — E l’altro disse:

Racconto. — Una volta abitava in una cisterna un re delle rane di nome Gangadatta, il quale, un giorno, vessato da’ suoi congiunti, cacciatosi nella secchia da attinger acqua, d’un salto balzò fuori dalla cisterna. Allora egli pensò: Come mai potrò io recar qualche malanno a que’ miei congiunti? Perchè è stato detto:


Quei che mal fe’ a questi dui,
A chi in giorno di malanni
Potè ridere di lui
E a chi diègli offese e danni


Quando incesegli sventura,
Credo e penso ch’egli è tale
Ch’è rinato addirittura1. —


Mentre egli così lungamente andava pensando, vide un nero serpente di nome Priyadarsana che entrava nella sua tana. Al vederlo, egli pensò anche questo: Ecco! se io menerò nella cisterna quel nero serpente, farò macello di tutti i miei congiunti. Perchè è stato detto:


Ad un nemico aggiungasi un nemico,
Ad un ch’è forte, aggiungasi un più forte,

Chè all’opra nostra non verrà iattura
Se questo vassi, ovver quell’altro, a morte.


E poi:


Atterri il saggio
Nemico altero
Con un nemico
Anche più fiero,


Come, lo spasimo
Per far cessare,
Suole una spina
L’altra cavare. —


Così adunque avendo divisato, andatosene all’entrata della tana, cominciò a chiamarlo: Vieni! vieni, o Priyadarsana! vieni! — Udendo ciò, il serpente si mise a pensare: Costui che mi chiama, non è della gente mia, perchè questa non è voce di serpente, nè io ho alleanza alcuna con alcun altro nel mondo degli uomini. Io pertanto, stando pur qui nella mia tana, voglio sapere chi mai sarà costui. Perchè è stato detto:

Alleanza con tale non farai,
Brihàspati dicea, di cui l’ingegno,
L’opere, la famiglia, tu non sai.


Forse alcun incantatore o qualche pratico d’erbe, chiamandomi, vuol farmi prigioniero; o forse alcun altro, essendo venuto in qualche inimicizia, mi chiama per avvelenare il suo nemico. — Allora disse ad alta voce: Oh! chi sei tu? — L’altro disse: Io sono il re delle rane Gangadatta venuto a

  1. Cioè ha avuto il vantaggio di rinascere.