Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/207

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libro quarto 199

cammelli e molti cammelli giovani. Fattane così una grossa mandra, vi pose un custode al quale ogni anno, in ricompensa, dava un cammello giovane, e con ciò, quanto di latte gli occorreva il giorno e la notte. In questa guisa il carpentiere, occupandosi in questa faccenda della caramella e dei cammelli giovani, molto bene se la passava. I suoi cammelli andavano a pascere nelle foreste dei dintorni; come avevan mangiato a loro voglia di tenere erbe rampicanti e bevuto dell’acqua a un grande stagno, nell’ora del vespro, adagio adagio e saltellando, ritornavano a casa. Invece, quel giovane cammello di prima, per certo suo orgoglio, veniva alla coda di tutti gli altri e tardi con loro si mischiava. Gli altri, intanto, dicevano: Cotesto cammello dev’essere uno sciocco, perché, sbrancatosi dalla mandra, e stando alla coda di tutti gli altri, viene avanti facendo suonare il suo campanello. Oh! se capiterà presso la tana di qualche animale feroce, allora dovrà ben morire! — Un giorno, mentre essi s’internavano nella selva, un leone, che aveva udito il suono del campanello, si avvicinò. Egli guardò, quand’ecco s’avanzava la mandra dei cammelli; ma, intanto che quel solo, dietro tutti gli altri, se ne stava a pascer l’erbe tenere e saltellava, gli altri cammelli giovani, come ebbero bevuto dell’acqua, se n’erano ritornati a casa, e costui, come fu uscito dalla selva, benché si guardasse attorno da tutte le parti, non seppe riconoscere né vedere la via. Smarritosi così dalla mandra, adagio adagio, facendo gran lamenti, andò innanzi alcun poco, finché il leone, andando dietro alla sua voce e avanzandosi passo passo, gli si nascose sul cammino. Il cammello intanto veniva innanzi, e allora il leone balzando fuori, l’afferrò per il collo e l’ammazzò. Perciò io dico:


Chi non fa per sua stoltizia
Ciò che ha detto un sapïente,
Si rovina immantinente


Come avvenne un dì al cammello
Ch’ebbe al collo un campanello. —


Avendo udito ciò, il delfino disse: Amico,


Gente esperta delle regole
Disse un giorno e proclamò
Che amicizia è indestruttibile;
Tu pertanto, onor facendole,
Quello ascolta ch’io dirò.
Colui che acconcio
D’uomini saggi


Che son maestri,
Cerca il consiglio,
Nè in questo mondo,
Nè in quel di là,
Alcun periglio
Incontrerà.


E però, benché io sia del tutto un ingrato, fammi tu grazia col darmi un consiglio. Ora, è stato detto:


Ove buono alcun si mostri
Ver chi alcun favor gli fa,
Qual mai pregio si discopre,
O qual merto in sua bontà?


Ma chi buono s’addimostra
Verso alcun che l’oltraggiò,
Veramente dai più saggi
Buon costui si proclamò. —


Avendo udito ciò, il scindo disse: Caro mio, se così è, e tu vattene a quel luogo e abbaruffati con colui. Perchè è stato detto: