Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/206

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198 novelle indiane di visnusarma

io non darò alcun consiglio. — Avendo inteso ciò, il delfino disse: Ricordandoti, o amico, di me che pur son colpevole, l’antica affezione, dammi tu consiglio acconcio! — Il scimio disse: Io non ti dirò nulla. Come poi 10 fossi menato da te, per il consiglio di tua moglie, ad essere gettato in mare, certamente cotesto non era bello per te. Quantunque poi la moglie sia la cosa più cara in tutto il mondo, non si gettano però in mare né gli amici nè i congiunti per consiglio della moglie. Intanto, io t’ho fatto già conoscere, o sciocco, che tu perirai per la tua storditaggine. Perchè


Chi non fa per sua stoltizia
Ciò che ha detto un sapïente,
Si rovina immantinente,


Come avvenne un dì al cammello
Ch’ebbe al collo un campanello. —


Il delfino disse: Come ciò? — E l’altro disse:

Racconto. — Abitava una volta in un certo paese un carpentiere di nome Udagialaca. Costui, oppresso dalla molta povertà, andava pensando: Oh! maledetta la miseria di questa nostra casa! Ogni altra gente se ne va contenta del suo mestiere, ma ogni nostra faccenda, in questo paese, non ha alcun merito, perché ogni gente ha dovunque case antiche e quadrate, e io qui non ne ho alcuna. Che utilità adunque ho io del fare il carpentiere? — In questi pensieri abbandonò il suo paese, quando, all’entrare in una selva, ecco che là nel più profondo del bosco, come in un labirinto, nel tempo che il sole tramontava, vide una cammella che s’era sbrancata dalla sua mandra ed era nei dolori del parto. Egli adunque, presa con sé la cammella col suo cammellino, s’incamminò verso la sua abitazione. Giunto a casa, prese una corda e legò la cammella, quindi, toltasi una scure affilata, si recò ad un luogo montuoso per recarne certi rami verdi per lei. Quand’ebbe reciso là sul luogo molti rami novelli e teneri, se li recò in collo, indi li gettò dinanzi alla cammella che adagio adagio tutti se li mangiò. Dopo di che, per l’abbondanza di quei ramoscelli che mangiava dì e notte, essa divenne ben grassa di membra, e il cammellino diventò un cammello grosso. Il carpentiere, intanto, prendevasi di consueto il latte e manteneva la sua famiglia; anzi, per il molto amore che gli portava, egli legò al collo del cammellino un grosso campanello. Ma poi, un giorno, pensò: Ohimè! a che occuparmi d’altre faccende noiose, mentre il necessario per la mia famiglia mi viene dal mantener questa cammella? A che dunque occuparmi d’altre cose? — Con questi pensieri, entrato in casa, disse alla moglie: O cara, se c’è l’approvazione tua, io ho un ottimo affare. Io prenderò da qualche ricco certa somma di danari e andrò nel paese di Gurgiara1 a prendervi cammelli giovani. Intanto, finché io ritorni menando altri cammelli, tu devi guardar con cura questi due. — Così andò per i villaggi del Gurgiara, comperò una cammella e ritornò a casa. Ma a che tante parole? Egli fece in modo che radunò molti

  1. Il Gugerat.