Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/230

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222 novelle indiane di visnusarma

Così adunque il vecchio scimio, errando qua e là tutto turbato dalla sete, giunse ad uno stagno tutto pieno di cespi di loto. Mentre egli guardava qua e là con accorgimento, vide orme d’animali selvatici e di uomini volte verso lo stagno, nessuna però che ne fosse rivolta, perché egli pensò: Qui, in quest’acqua, deve abitare qualche malvagio mostro. Perciò io, prendendomi una canna di loto e stando lontano, berrò dell’acqua. Dopo ciò, un Racsaso, adorno il collo di un monile di perle, uscito dal mezzo dello stagno, disse al scimio: Io divoro sempre chiunque entra in quest’acqua; nè ci dev’essere alcun più furbo di te che bevi in cotesta maniera. Io son contento di te e però domandami ciò che è più caro al tuo cuore. — Il scimio disse: In che misura hai tu potere di mangiare? — L’altro disse: Io divoro a cento, a mille, a diecimila, a centomila quelli che entrano nell’acqua. Fuori dell’acqua anche uno sciacallo mi può far male. — Lo scimio disse: lo ho una inimicizia estrema con un re. Se tu mi dài cotesto tuo monile di perle, io, come avrò allettato con parole accorte il re e tutto il suo sèguito, lo menerò qui al tuo stagno. — Il Racsaso, come ebbe inteso queste parole a cui egli prestò fede, diede allo scimio il monile di perle, e lo scimio, ornatosene il collo, tornato alla città, mentre andava errando su per gli alberi e per i palazzi, fu veduto dalla gente e interrogato: O principe delle sdraie, in tutto questo tempo dove sei andato e dove sei stato? Dove hai tu trovato cotesto monile con perle tali che superano in splendore anche il sole? — Lo scimio disse: In una certa selva trovasi uno stagno ben nascosto, già stato fatto dal dio delle ricchezze. Chi, entrandovi nel momento che il sole è levato per metà, vi s’immerge, ne esce ornato il collo, per grazia del dio delle ricchezze, d’un simile monile di perle. Il re, allora ch’ebbe inteso tutto questo dalla gente, chiamò il scimio e gli domandò: O principe delle scimie, è egli vero che c’è uno stagno in cui sono monili di perle? — Il scimio disse: 0 signore, eccoti la prova in questo monile di perle che, pur sotto i tuoi occhi, mi sta appeso al collo. Se tu hai bisogno di alcuno di quei monili, manda qualcuno con me perchè io gli mostri quella meraviglia. — Il re, udito ciò, rispose: Orsù, se così è, io stesso verrò con tutto il mio sèguito perché se ne possano aver molti per me. — Il scimio disse: Egregiamente, o mio signore! — Il re pertanto con tutto il suo sèguito, per la cupidigia dei monili, si pose in via, e il scimio, montato in grembo al re che comodamente cavalcava, si lasciava menar via coi segni d’affetto d’un giorno. Ora, si suol dire a proposito:


Anche se ricchi e pieni di sapere,
Vengon per cupidigia ad impacciarsi,

Stolti! taluni in ciò che non può farsi,
Vanno dove all’uscir non han potere!


E poi:


Quei che ha cento, ne vuol mille;
Quei che ha mille, centomila!
Cerca un regno chi giugnea


Centomila a posseder,
E desia toccare il cielo
Quei che un regno potè aver.


Come furori giunti allo stagno in sul far dell’aurora, il scimio disse al re: O signore, solo per quelli che entreranno qui nel momento che il sole