Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/234

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226 novelle indiane di visnusarma

piedi così molli? — Il Racsaso disse: lo non soglio mai toccare il suolo coi piedi bagnati. È questo un voto mio. — Udendo questo, il Bramino, intanto che pensava a qualche spediente per liberarsi, giunse ad un grande stagno. Il Racsaso allora disse: Ohè! finchè io non ritorni dallo stagno come avrò fatto le abluzioni e onorato gli Dei, tu non devi andartene altrove di qui. — Allora, il bramino si mise a pensare: Ora costui, come avrà fatto l’adorazione agli Dei, mi divorerà. Io perciò me n’andrò via subito, né costui mi correrà dietro avendo bagnati i piedi. — Così avvenne, perchè il Racsaso, per timore d’infrangere il voto, non gli corse dietro. Perciò io dico:


Uom che ha senno, ognor dimandi.
Un Bramino un dì fu preso


Da un Racsaso e sciolto andò
Sol perchè l’interrogò. —


Il re allora, avendo inteso quel racconto di lui, convocati i Bramini, così parlò: O Bramini, mi è nata una bambina che ha tre mammelle. A tutto questo c’è rimedio o non c’è? — E quelli risposero: O signore, si ascolti.


Ove nasca donzella quaggiù
Che abbia un membro di meno o di più,

Del marito la morte sarà,
Di sè stessa gran guasto farà.

Se una ragazza
Che ha tre mammelle


Sotto a’ suoi occhi
Capiterà,
Indubbiamente
Al genitore
Di presta morte
Cagion sarà.


Si guardi perciò nostro signore dal vederla, e se qualcuno la sposerà, nel dargliela in isposa gl’imponga altresì d’abbandonare il paese. Così facendo, sarà evitato ogni danno per questa e per l’altra vita. — Come ebbe inteso le parole dei Bramini, il re, a suon di tamburo, fece udir da per tutto questo bando: A quello che dovrà sposare la figlia del re che ha tre mammelle, il re, dandogli una gran somma d’oro, farà che lasci questo paese. — Essendosi fatto il bando, molto tempo passò, ma nessuno volle sposar la fanciulla, ed essa, standosi in luogo nascosto, s’avvicinava a maturità di nozze. Ora, in quella città era altresì un cieco a cui faceva da guida, camminandogli innanzi e tenendolo per il bastone, un gobbo di nome Mantaraca. Questi due, avendo udito un giorno il romor del tamburo, si dissero l’un l’altro consigliandosi: Si tocchi il tamburo1. Se mai per volontà del destino avremo la fanciulla e l’oro, toccando l’oro si passerà da noi felicemente il tempo. Se poi per colpa della ragazza ci toccherà di morire, si avrà anche il fine di quest’uggia che ci viene dalla povertà. Perchè è stato detto:


Amore e verecondia e bel parlare,
Sapïenza e fortuna in gioventù,

Convegni con l’amanza, folleggiare,
Onor ne’ sacrifizi e di quaggiù
Ogni sventura più trista evitare,


Buon costume, dottrina, chi è dappiù
E con seco i celiceli onorare,
Governare il costume, aver virtù,
Tutta è roba che in uom trovasi intatta
Quand’ei piena del ventre ha la pignatta. —

  1. In segno che acconsentivano alle nozze proposte.