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48 novelle indiane di visnusarma

basette andava pensando: Oh! io domani mattina vuoterò di animali la selva! — Mentre egli così pensava, la lepre, venendo innanzi adagio adagio, fattogli un inchino, si fermò nel suo cospetto, e quegli che la vide venir così lenta mentre l’aveva già veduta velocissima, avvampando d’ira, così gridò rimproverandola: O vilissima lepre, tu che sei così veloce, ora sei venuta con questo indugio! Per questo tuo fatto, domani, come ti avrò uccisa, sbranerò tutti quanti gli altri animali. — La lepre allora, inchinandosi con rispetto, rispose: O signore, qui non c’è fatto ne di me ne degli altri animali. Però si ascolti la ragione. — Disse il leone: Dilla tosto intanto che non sei ancora sotto i miei denti. — La lepre disse: O signore, oggi io, secondo il mio turno, da tutti gli animali che hanno riconosciuto in me il pregio dell’essere io la più veloce, sono stata mandata qui con altre cinque lepri, io però, nel tempo che veniva, fui così domandata da un altro gran leone uscito fuori da una caverna: Ehi! dove andate voi? Raccomandatevi al vostro Dio! — io allora risposi: Noi, per un patto convenuto, ci rechiamo presso il re leone Basuraca per suo cibo. — Egli allora disse: Se così è, allora questa selva che è una, si deve abitare da tutti gli altri animali soltanto per una convenzione fatta con me. Quel Basuraca intanto è un ladro. Però, se egli è re qui, tu, mentre io mi terrò qui in pegno queste quattro lepri, come l’avrai invitato a venir da me, ritorna da me subitamente, acciocchè quello che di noi due riuscirà re per la sua forza, si mangi tutti questi animali. — Così io, comandata da lui son venuta nel cospetto del re. Questa è la cagione del mio indugio. Il re ora comandi. — Avendo udito cotesto, Basuraca disse: O cara, se così è mostrami tu subito subito quel furfante di leone, perchè io, sfogando su di lui l’ira che ho contro gli animali, resti soddisfatto. Ora, è stato detto:


Alleati, nummi e suolo
Son tre frutti della guerra;
Ove d’essi manchi un solo,
Non si faccia quella guerra.


Dove non sia gran frutto,
Dove sconfitta sia,
L’uom saggio, fuor balzando,
Battaglia mai non dia. —


La lepre disse: O signore, tutto questo è vero. Ora i guerrieri combattono per la propria terra o per disperazione. Ma colui, riparatosi in luoghi difficili s’è ritirato in una fortezza, e noi vi abbiamo un ostacolo. Quando un nemico si sta in una fortezza, è difficile da prendersi. Perchè è stato detto:


Quell’opra che non fanno
Mille elefanti e mille
Cavalli per un re,
Acconciamente sola
Una fortezza fe’.
Un solo arcier che stia
Alto sui muri, atterra
Cento nemici in guerra;


Però delle fortezze
Lodi gli esperi fanno
Che tai regole sanno.
Per consiglio, una volta, del maestro
E d’Hiraniacasìpo per timore,

Indra fe’ una fortezza ed aiutollo
Visvacarma celeste architettore1.

Vince quel sire a cui, dono prescelto,

  1. Indra re degli Dei. Il suo maestro è Brihaspati. Hiranyacasipu è un demone. Visvacarma è l’architetto e il fabbro degli Dei.