Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/88

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80 novelle indiane di visnusarma

sai guidar le faccende in via d’amicizia, perciò è inconsulta questa tua voglia che ti fa scegliere gli espedienti della violenza. Perchè è stato detto:


La regola che Brahma ha proclamata,
Fa che amistà s’adopri nel principio;

Ultima vïolenza è collocata.


Di tutto vïolenza è la peggiore,
Vuolsi però che sempre sia evitata.


E poi:


Dove con la dolcezza
Si può toccar la meta,
Eviti la durezza
Chi è dotto e savio al paro.


Se del fegato il male
Con zucchero s’acqueta,
Adoperar che vale
Il citrïolo amaro?1.


E poi:


Quei che sa fare,
D’ogni faccenda
Al cominciare
Affabil modo
Deve adoprare,


Chè tutte imprese
Condotte a fine
Con far cortese,
Mai da sconfitta
Non sono offese.


E poi:


Non per luna e non per sole,
Non per erba che traluce2,
Non per fuoco, ma per atti


D’amicizia, si conduce
A sparir la nebbia trista
Che con l’odio l’uom s’acquista.


Non è poi degna cosa che tu desideri l’ufficio di ministro, perchè tu non sai quali vie si debbano seguire dai ministri. Ora, l’ufficio di ministro è di cinque maniere, cioè comprende i mezzi per intraprendere gli affati, l’abilità nel trattar uomini e cose, l’arte di conoscere i tempi e i luoghi, il modo di ovviare ai possibili danni, la buona riuscita negli affari. In questi casi c’è consuetamente pericolo di rovina per il principe o per il consigliere, ovvero di tutt’e due insieme. Perciò, se ancora è possibile, si pensi qualche modo per impedire il danno minacciato. Nell’aggiustar cose difficili, si fa conoscere appunto il senno dei ministri. Ma tu, o sciocco, non sai far nulla di ciò, perchè il tuo senno se n’è ito via. Ora, è stato detto:


Morbi in curar letiferi,
Cose in unir diverse,
Di consiglieri e medici


La sapïenza emerse.
Ma, se ben sta la gente,
Chi non è sapïente?


E poi:


Uom ch’è dappoco,
L’opera altrui
Ben sa guastare,
Non prosperare.


Forza di topo
Una gran pentola
Sa rovesciare,
Non sollevare.


Con questo, non è colpa tua, ma sì colpa di nostro signore che crede alle parole d’uno di poco senno come te. Perciò è stato detto:

  1. Secondo i medici indiani, il mal di fegato, nei casi leggieri, si può curar con lo zucchero, nei gravi col citriolo, anzi col futto della Trichosanthes dioeca (Fritze).
  2. Si deve intendere qualche erba che noi non conosciamo. Il Commento indiano spiega con tra-gyotir-latâ, pianta rampicante che ha le foglie (paglie?) lucenti.