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RIME



LXXIV


     Tutto ciò ch’altrui piace, a me disgrada;
Ed emmi a noia e spiace tutto 'l mondo.
— Or dunque che ti piace? — Io ti rispondo
— Quando l’un l’altro spessamente agghiada:
5     E’ piacemi veder colpi di spada
Altrui nel volto, e navi andar al fondo:
E piacemi veder Neron secondo,
E che s’ardesse ogni femina lada.
     Molto mi spiace allegrezza e solazzo;
10E la malinconia m’aggrada forte;
E tutto ’l dì vorrei seguire un pazzo;
     E far mi parerìa di pianto, corte,
Ed ammazzar tutti quei ch’io ammazzo
Con l’arme del pensier u’ trovo morte.




LXXV


     Vinta e lassa era già l’anima mia
E ’l corpo in sospirar et in trar guai,
Tanto che nel dolor m’addormentai,
E nel dormir piangeva tutta via.
5     Per lo fiso membrar che fatto avìa
Poi ch’ebber pianto gli occhi miei assai,
In una nuova vision entrai;
     Ch’Amor visibil veder mi parìa,
Che mi prendeva e mi menava in loco,
10Ov’era la gentil mia donna sola:
Davanti a me parea che gisse un foco,
     Dal qual parca che uscisse una parola,
Che diceva — Mercè, mercè un poco! —
Chi ciò mi ’spon con l’ale d’Amor vola.




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Rime di Cino da Pistoia e d’altri del sec. XIV.