Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/136

Da Wikisource.
CINO DA PISTOIA

     Dunque, al fin pregio che virtude spande
E che diventa spirito nell’âre
Che sempre piove Amore,
Solo ivi intender de’ l’animo grande;
Tanto più con magnifico operare,65
Quant’è in stato maggiore:
Ne è uom gentil ne re ne imperadore,
Se non risponde a sua grandezza l’opra;
Come facea nel magnifico prince,
La cui virtute vince70
Nel cor gentil, sì ch’è vista di sopra,
Con tutto che per parte non si scuopra.
     Messer Guido Novello, io son ben certo
Che ’l vostro idolo, Amor, idol beato,
Non vi rimuove dall’amore sperto75
Per ch’è infinito merto:
E però mando a voi ciò che ho trovato
Di Cesare, che al cielo è incoronato.

(Corretta su la lezione che ne dà il Fraticelli nelle Rime apocrife di Dante, ed. cit.)



CXVIII

A M. AGATON DRUSI


     Ciò che procede di cosa mortale
Convien provar naturalmente morte;
Contra la qual valor niente vale;
Senno o beltade non è vèr lei forte;
     Et è questo crudele e duro male,5
Qie vita stringe, d’està umana sorte;
E spesse volte gioventute assale.
Et a ciascuna età rompe le porte.


— 130 —