Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/233

Da Wikisource.

RIME

Chè quel che s’apparecchia dire intendo
32E come finirà, se ben comprendo.
     Regnan pianeti, e nuove novitadi
Sono apparite con veraci segni:
La stella di Mercur presso a tre gradi
36Al sole è apparita con disdegni.
I detti de’ profeti gravi e radi
Partoriran, che sono istati pregni;
E dell’Apocalisse il vero senso
40Sarà di corto per lo mondo accenso.
     Dunque attenda ciascun che si diletta
Di saper quel che ’l tempo seco adduce,
E tutta la speranza sua qui metta
44Chi vuole del futuro tempo luce.
Di molte profezie che ’l mondo aspetta
È tratto il fior, che appresso il dir conduce
Ed io di quelle alquanto intendo dire
48E come debbon più pensier finire.
     O Lodovico duca di Baviera
Che sì grande hai nell’animo la impresa;
Cioè d’abbatter la tonduta schiera,
52E’ suo’ pastor, se ti faran difesa,
E per aver il tesoro in primiera,
E poscia far tra’ cristian larga spesa;
E mostri che d’aitalla ti cominci,
56La qual poscia vorrai, se questo vinci:
     Perchè la ’mpresa a buon fine non fai,
L’effetto non vedrai cogli occhi vivi,
Ma gran cominciamento gli darai;
60E que’ baron che teco saran quivi,
Per quell’error, ch’a morte lascierai,
Saranno del seguir la ’mpresa privi!
In fin che ’l successor conosceranno,
64E in breve poi la ’mpresa compiranno.
     O sacerdote grande, alto Clemente,
Col mal consiglio c’hai dal re di Francia,
E da alcun cardinal, dov’hai la mente?
68Già tutto ’l mondo ti pare una ciancia:
La voglia tua non savia non si pente,
Ma dài a Carlo di fortuna mancia,


— 227 —