Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/240

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FRATE STOPPA - RIME

Pensi ciascuno in sè medesmo quale
312Ha fatto più... tra bene o tra male.
     Nessun sotto il poter di Dio s’asconda,
Perch’egli ha in ogni parte gli occhi aperti;
E spesso que’ che più la fan gioconda,
316Son que’ ch’al primo colpo son diserti.
Senno, poter, ricchezza o testa bionda
Da Dio non son graditi quanto i merti:
Qui si dimostreranno i pro’ e gagliardi:
320Dunque chi s’ha a guardar bene si guardi.
     Prima che molti vecchi morte prenda,
Le sopradette cose avranno effetto;
Non che però per certo i’ le difenda,
324Che al piacer fìe di Cristo benedetto;
Ma per quel ch’io d’assai savi comprenda
E d’assai profezìe, ho questo detto.
Ben puote Cristo a questo por rimedio,
328Ingiuria non facendogli nè tedio:
     Siccome quando Iddio rivelò a Giona
Ch’alla città di Ninive dicesse
Che condannata l’aveva in persona,
332Se penitenzia del mal non facesse;
E Giona il predicò, come il ver suona,
Perchè del mal far Ninive si stesse;
Ninive s’ammendo, fe penitenzia.
336Onde Iddio rivocò quella sentenzia:
     Per simigliante via dico che Dio
Potrà le dette cose rivocare,
Che degnò noi qual padre giusto e pio
340Del proprio sangue suo ricomperare.
Lasciate il vizio, e ’l ben vi sia in disìo,
Se queste profezie vogliam mutare:
Non val doler, poi che ’l tempo è perduto.
344Al vostro onore il mio dire è compiuto.

(Pubblicata dal Crescimbeni nel vol. II, parte II, libro III, della Storia della volgar poesia; Venezia, Basegio, 1730; con qualche lacuna, che noi riempimmo col cod. laurenz. XXXVIII, plut. XLII.)