Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/265

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RIME

     E il corpo tuo con quell’anima santa
Portato fu in ciel dal tuo diletto
78Con melodìa che per uom non si canta:
     E poi t’incoronò con uno aspetto
Paterno e filïal, dicendo — Tota
81Es pulchra, amica mea, senza difetto; —
     Scrivendo tutti i santi a simil nota.


(Dal tomo XIII della Biblioteca italiana, Milano, 1819; dove le pubblicò Luigi Nardi da un Codice della Biblioteca Gambalunga di Rimini.)



XVII

AI SIGNORI E POPOLI D’ITALIA,

Serventese


     O pellegrina Italia,
Che è che sì t’ammalia
Che cacci via la balia, — e muor’ di fame?
O nobile reame,
5Come veggio in te grame
Donne donzelle e dame!...
Ben è peggio che morto
Colui che non s’è accorto — di tal male.
O nido imperïale,
10O sito liberale,
Le virtù c’hai, in male — hai promutate.
O genti desolate
Per cupidigie state,
Or siete in tale stremo
15Che noli me tangere!
I’ ti veggo sì frangere,
Che a pena puoi piangere.
Il giudicio si fermi.
Per li tuoi molti infermi
20E frodolenti schermi,
Di vermi — ti vegg’io fare dogana


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