Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/277

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RIME

     Quel biondo grande che sta sol da parte
Con reverenzia fra questi maggiori
60Ha in cielo quelli onori
Che l’opere sue belle gli acquistaro:
Egli è ’l mio genitor, figliuol di Marte.
E gli altri più reverenti signori
Son cento senatori,
65Che dopo lui sì ben mi nutricaro
Un anno e mezzo. E poi mi governaro
Dugento quarantanni e tre puntati
Quei sette coronati,
Fin che Tarquin fu da Bruto cacciato.
70Poi resse e governommi il consolato
Quattrocento sessanta e sette ornati
Anni ben numerati,
Essendo consol pria Bruto chiamato;
Ve’ Publicola ancor che gli è da lato.
75Ma, perchè forte a dir di tutti quanti,
Di loro e d’altri mostrerotti alquanti.
     Quel che tu guardi con tanto diletto
Per la real sembianza ch’e’ ritiene
È quel da cui conviene
80Prendere esemplo ognun che cerca onore:
Egli è ’l mio Cesar onde ogni altro è detto,
Cesar che mia corona in testa tiene,
Cesar di buona spene,
Cesar del mondo franco domatore.
85Quel che gli è dietro fu suo successore,
L’avventurato Augusto. E poi da lato
Gli vedi l’onorato
Pompeo Magno e l’ardito Affricano
E ’l savio Scipïone Emilïano
90E Scevola e Cammillo e Cincinnato.
Vedi Bruto e Torquato,
Rigidi padri colle scuri in mano.
L’altro è Orazio, colui che nel piano
Combattè co’ nimici a fronte a fronte,
95Facendo dietro a sè tagliare il ponte.
     Or volgi gli occhi al mio giusto Catone:
Ve’ la sua contenenza e ’l forte petto


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