Pagina:Le aquile della steppa.djvu/161

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PARTE SECONDA



CAPITOLO I.


I prigionieri.


— Avanti!...

— Eccoci, sergente.

— Vi sarà forse qualcuno da raccogliere laggiù, fra i due burroni.

Caricavano bene quei Shagrissiabs, benchè non fossero molti. Se Djura bey avesse avuto due migliaia di cavalieri così ardimentosi, non so se Kitab sarebbe in nostra mano.

— E troveremo anche molti dei nostri, è vero, sergente?

— Ne sono caduti non pochi.

Bada, Olaff, che la lanterna non si spenga. La notte si fa troppo oscura.

— No, sergente.

— Avanti dunque e guardate ove posate i piedi. —

Quattro fantaccini di linea turchestana, guidati da un sergente cosacco, di forme vigorose, con una selva di capelli rossi che gli sfuggivano al di sotto del villoso cappello in forma di torre, s’avanzavano con precauzione fra i due burroni, dove la scorta di Hossein era stata quasi interamente sterminata dai russi.

Il sergente ed i quattro soldati, uno dei quali portava la lanterna, superato il primo burrone, avevano rallentata la marcia e armati i fucili, potendo darsi che vi fosse qualche ferito nascosto e che li salutasse con qualche colpo di fuoco prima di spirare.

— Non dobbiamo essere lontani, — disse il sergente. — Se le Aquile rapaci sono qui, i morti non mancheranno.

Aprite gli occhi, ragazzi!...