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Attraverso la steppa. 37

CAPITOLO V.


Attraverso la steppa.


I cavalli, che i due coraggiosi montavano, avevano preso uno slancio fulmineo, come se avessero davvero voluto gareggiare col vento, che spazzava senza posa la sterminata pianura.

Erano due animali superbi, di razza persiana, meglio configurati e meno magri dei cavalli arabi, colla testa leggera e le gambe sottili e nervose.

La steppa turchestana è ricchissima di cavalli, allevandone le tribù nomadi un grande numero; ma se sono d’una resistenza incredibile, non hanno lo slancio impetuoso di quelli persiani, specialmente di quelli che provengono dal Khorassan, che sono i più stimati, pagandosi mai meno di cinquanta piastre ciascuno.

Dobbiamo dire però che hanno bisogno di maggiori cure di quelli turchestani, i quali invece nulla richiedono, usando, i loro proprietari, sottoporli a prove straordinarie, prima di metterli in vendita.

Tanto Hossein, quanto Tabriz, tendevano attentamente gli orecchi, temendo di udire in lontananza qualche scarica che annunciasse il principio dell’attacco; essendo però il vento girato al sud e la casa della bella Talmà assai lontana, non era possibile che potessero udire così presto il rombo dei lunghi archibugi delle Aquile della steppa.

— Giungeremo in tempo, padrone? — chiese Tabriz, quand’ebbero percorso qualche miglio. — I nostri cavalli vanno con uno slancio indiavolato, tuttavia non potremo giungere all’abitazione della tua fidanzata prima di un’ora, ed in un’ora si può prendere d’assalto anche un fortino.

— Se hanno mandato quel povero messo, è segno che i servi di Talmà non si arrenderanno prima del mio arrivo, — rispose Hossein, il quale si sforzava di apparire calmo, quantunque veramente non lo fosse affatto.

— Chi può aver spinto le Aquile della steppa fino qui?

— Piombano dove sanno di fare un buon colpo e Talmà è ricca.

— Mi viene però un altro sospetto, padrone.