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Pagina:Le aquile della steppa.djvu/50

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44 Capitolo quinto.

— Fra poco saremo alla casa di Talmà e allora.... — rispondeva Tabriz, quando una scarica fragorosa, echeggiata in quel momento dinanzi a loro, gli interruppe bruscamente la frase.

Hossein mandò un grido:

— Attaccano!....

— Sì, la casa della tua fidanzata, signore, — aggiunse Tabriz, che era diventato pallido.

— Ah!.... Miserabili!... — urlò Hossein.

Una seconda scarica rintronò in quell’istante, più debole della prima ed in altra direzione.

— Sono impegnate due lotte! — esclamò Tabriz. — Una al nord e l’altra ad oriente. Che cosa significa questo doppio attacco?

— Non lo comprendi? Quei birbanti si sono divisi in due schiere: l’una contro la casa di Talmà e l’altra contro il villaggio dei Sarti, per impedire a questi di accorrere in aiuto della loro signora.

Nemici alle spalle, nemici dinanzi e nemici sul fianco!.... Se non moriamo questa notte, camperemo cent’anni!....

— Ci inseguono sempre?

— Sono lontani, signore, tuttavia non pare che abbiano intenzione di lasciarci. Mi stupisce però una cosa.

— Quale?

— Che non facciano più uso dei loro fucili. Potrebbero ancora colpirci.

— Vorranno prenderci vivi.

— Infatti quando siamo passati attraverso a loro, hanno sparato ai nostri cavalli, piuttosto che su noi. Le palle rasentavano le erbe della steppa.

— E noi approfitteremo di questa loro misteriosa magnanimità per far strage dei loro corpi. Ah!... Un’altra scarica!... Quei cani spingono l’assalto.

— Spingi il tuo cavallo.

— Vola come un falco.

A quella seconda scarica altre erano successe subito dopo. Le Aquile della steppa dovevano avere trovata una forte resistenza da parte dei servi di Talmà e fors’anche da parte dei Sarti, che occupavano il villaggio.

Le detonazioni risuonavano sempre più vicine.

I due valorosi, curvi sulla sella, col kangiarro in mano, spiavano