Pagina:Le biblioteche popolari in Italia dall'anno 1861 al 1869.djvu/14

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letture ascoltata, un libro capitato fra le mani di adulti analfabeti ne abbia scosso l’inerzia, fatti arrossire di non saper leggere e mandatili alla scuola!

Ecco come l'una istituzione è all’altra complemento e sorella.

Desiderj e proposte.

Il signor Alessandro Anserini fu dei primi in Italia a scrivere sul tema delle Biblioteche popolari, e dal 1861 al 1862 nella Rivista italiana, diretta in Torino dal cav. Ferri, dettava due buoni articoli su questo proposito: «Le biblioteche popolari, egli diceva, offrono vantaggi superiori a quelle esistenti, con una minima parte di spesa: esse fanno penetrare nello famiglie di città o di campagna le opere dell’intelligenza, invece di aspettare qualche privilegiato cittadino nei loro polverosi scaffali; vantaggio immenso si è di poter leggere a casa quando si ha tempo, ma il beneficio veramente incalcolabile sarebbe per l’istruzione della donna, oggi esclusa per le sue occupazioni dalle Biblioteche pubbliche e per lo più priva d’ogni libro. Considerando quanto son forti le spese di conservazione delle Biblioteche pubbliche e il numero limitato di lettori che hanno, e confrontandole colla minima spesa delle Biblioteche circolanti per un numero infinito di lettori, si scorge la economia e l’efficacia del sistema dell’associazione. Infatti, una Biblioteca di provincia con 20 mila o 60 mila volumi non dà 3 mila lettori all’anno; invece 3 mila volumi d’una libreria circolante possono avere 20 mila lettori all'anno se divisi in pacchi da 30 volumi vengono spediti a