Pagina:Le biblioteche popolari in Italia dall'anno 1861 al 1869.djvu/70

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ne copia ad altri benevoli della popolare istituzione nell’isola e nel continente. I giornali del paese annunziarono con soddisfazione l’idea del promotore, idea degna dei tempi, e le offerte non tardarono. La prima opera che venne donata fu la Storia della libertà in Italia del Sismondi, regalo d’un ex-Cassinese: il Tommasèo mandava il suo libro Esempj di generosità, il Ricciardi 4 volumi delle sue opere, il Vannucci la sua Storia d’Italia, il ministro dell’istruzione pubblica, nel rallegrarsi per lettera al R. provveditore degli studii, donava alcune nuove e importanti pubblicazioni, il Gazzino da Genova molti dei suoi bei lavori, la celebre Dora d’Istria, l’Angeloni Barbiani, la Codemo Gerstenbrandt mandarono pure da Venezia pregevoli offerte di libri.

Per dare però solennità maggiore ed autorità morale alla cosa, il promotore istituiva un Comitato per l’incremento della Biblioteca, composto di 7 membri, dei quali presidente il marchese De Gregorio Alliata senatore del Regno che indirizzavasi ai Messinesi in data 27 marzo con queste parole:

«Allorché una mano di ferro riponendo sua sicurezza nelle tenebre dell’ignoranza, dispettava ogni lume di progresso civile, la istituzione d’una Biblioteca per il misero popolo sarebbe stata impossibile. Ma oggi che la libertà spande per tutto i suoi benefici influssi, ella è non solo possibile, ma necessaria e indispensabile tanto che il non essersi per ancora attuata è grave offesa alla civiltà, la quale nulla può aver di più sacro che l’adoprarsi con ogni fatta di mezzi a riscattare il popolo dalla barbarie dell’ignoranza; il popolo sì turpemente abbrutito da se-