Pagina:Le biblioteche popolari in Italia dall'anno 1861 al 1869.djvu/94

Da Wikisource.

— 90 —


messi Sposi, ecc., saranno i primi maestri che il denaro contribuito da voi con sapienti risparmii porrà in mano dell’artigiana e dell’operaia di queste borgate. E le giovani che in tanto numero seppero imparare a leggere ad onta che nessuna scuola sia aperta per esse, queste figlie del popolo, parte delle quali col solo aiuto di qualche donnicciuola appresero ciò che s’ignora da 17 milioni1 d’italiani, sapranno anch’esse apprezzare l’opera vostra quanto occorre per giovarsene a migliorare se stesse.

«Questa Biblioteca poi, oltreché un beneficio pel nostro comune, sarà anco un eccitamento ed esempio per altri che vorranno imitarci: se i tempi volgeranno meno avversi è sperabile che la nostra associazione si diffonda in tutto il Cadore, estenda la sua attività alle scuole serali ed alti asili infantili e tenga il nostro popolo a livello degli altri d’Italia, onde non restiamo fra gli ultimi noi che ci tenemmo finora fra’ primi. Nobilissima pertanto è l’opera a cui siete chiamate e degna di voi: mancando all’appello, manchereste a voi stesse. — 6 ottobre 1867.»

Le prime contribuenti furono 14 signore che in tutto erogarono la somma di lire 140; poi venne in aiuto il Regio Ministero d’istruzione che dietro proposta del Consiglio scolastico provinciale decretò il sussidio di lire 100 e finalmente la Deputazione della provincia che somministrò 90 volumi. Non essendo facile trovare persone che in sì piccol paese si prestino in forma di Comitato o Commissione a dirigere quest’opera, essa è tutta nelle mani dell’egregio sac. Davià che pure s’incarica di distribuire

  1. Ossia, da 12 milioni.